Poetry, Prose and Passion
 
 

Nel Vento (logica sillogica)
 

Quanti volti dobbiamo velare
con la faccia tra le dita?.
Quanta angoscia dobbiamo celare.
Quanta gioia dobbiamo mostrare.
Quali colpe dobbiamo espiare
se la colpa puo esser la vita?

                     Paolo Egizi

Distanze

I confini del tempo esigue barriere verso te
 Abissi d'oceani amplificatori di messaggi d'amore
 Galassie parallele proiettano tue immagini
 Seduto sugli atomi del mio corpo ti sento
 presente nell'ombra che mi segue.

                             Paolo Egizi

Attendo il vuoto cercando qualcosa che
non possiedo,
il tempo dilata le distanze cercando di
mangiarmi ricordi.
Scavo il vuoto trovando immagini ricoperte
da terra di suolo quotidiano,mentre il 
tempo si affanna a raccoglierle.

                            Paolo Egizi

Il Viaggio

Il cor mio da fulmin presto leso
oramai s'e' ucciso,sebben giammai s'e' arreso,
naufrago nell'acme di maggior disio,
lungi dal perir nel freddo oblio.

Terra di frontiera,approdo posticcio,
raccogli le spoglie dall'acque vischiose,
invoca l'alma tua con man simil graziose,
strette a pugno vacillar 
contro l'urto di un azzardo tal gravoso,
e irradia lo splendor della tua luce
sull'uom che eterno amor adduce.

                           Paolo Egizi 

The Voyage

My heart by the thunder soon broken
             at least has killed itself,though it never gave up,
             shipwrecked at the top of major desire,
             far from dying in the cold oblivion.

             Frontier land,false landing place,
             gather the body from sticky waters,
             call at your soul with hands so gracious,
             tight in a fist staggering
             against the clash of a hazard so heavy,
             and enlight the brightness of your light
             on the man that brings eternal love

                                 Paolo Egizi 

Amor che con l'Amor
 

Musica amorosa e canto d'amore:
 si sente, in quella musica e in quel canto,
 qualcosa come un dibattersi, un travagliarsi,
 in gergo si puo' dire "io mi sbatto per te".
 C'e' un non voler concludere,
 un moto che non diventa utilita',
 che non diventa lavoro.
 C'e' un attimo perpetuo, la mossa di uno spasimo.
 Nell'Italia Penisola direbbero: il mare.
 Questa massa di se stessa in se stessa,
 mai immobile eppure ferma nella sua testardaggine di essere,
 in quell'attimo d'onde,
 l'eterno mescolio del mare con il mare.
 Cosi' la parola d'amore,
 lo sciabordio del canto ... e la musica forse ... forse ...
 forse sara' la musica del mare.
 Parlo d'amore e mi mescolo a me, povero me ...
 che in mare son caduto e come un pesce mi devo nuotare.
 Devo dire, e devo dire che?
 Devo dire che devo dire "Amore".
 Io per primo mi devo sentir dire che lo dico,
 devo diventare sonoro a me,
 come le foglie-fruscio, orecchie e bocca all'albero.
 E tutto e' un semplificare,
 non si puo' essere spietatamente semplici se non amorosamente.
 Devo tagliare per i campi come una forbice un bel telo verde,
 scivolando, e devo attraversare le mura perche' ero distratto
 e non me ne ero accorto che la' c'era un muro, una grata, un cancello;
 devo camminare sull'acqua, devo farmi miracolo,
 resuscitarmi da "morto all'amore", mutare l'acqua in sangue ...
 e tutto questo perche'?
 Per riuscire a nominare la rosa ...
 se quando nascesti tu nacque una rosa ...
 devo dirlo senza creanza, senza crearla io quella tua rosa Tu.
 Perch'io non spero piu' e piu' non creo ne' voglio.
 La distrazione a tutto:
 cosi' ci si semplifica, o per interesse o per amore.
 Cosi' ho gli abbagli, vedo cose che non sono,
 le vedo la' che non e' nemmeno la'.
 Mi mangio le parole e io, che me ne nutro, io sono il senso.
 Natura che divora la natura delle cose.
 E allora: che tutto accada in musica, la musica,
 questo venir meno del rumore, questo mancamento,
 svenimento dell'utilita' del suono.
 Perch'io non spero piu' di ritornare
 al mondo conveniente, alle opportunita'.
 Ma inopportuno io canto ...
 cosi' come il mio cuore mi s'e' attaccato a te.
 Una cosa che non esiste nella natura delle cose ma si nell'illusione,
 che e' derisione di tutto cio' che piu' non mi appassiona,
 di tutto cio' che non sei tu la rosa.
 Cosi' come acquirente mi derido, l'opportunista derido,
 l'eletto e l'elettore, l'avveduto, il cauto, il misurato, il prudente.
 Si', mi voglio spampanare:
 io scaglio la mia parola, il canto, fino all'estasi si,
 delle sante frustrate, sante borghesi della repressione,
 trafitte dalla luce, sotto i riflettori
 (che' ogni santo ambisce all'arte, dalla prima alla settima),
 pubblicitarie fino all'aldila'; e lo precipito quel canto
 nello sprofondo di uno sciopero minerario col lumicino in sul casco.
 Si, la parola amorosa come sperpero,
 che si arcua come un festone di luminaria paesana
 tra il delirio mistico e i turpiloquio.
 Spudorato e irrefrenabile canto perche' campato in aria,
 canto dell'amore iperbole che si districa
 da ogni verita' di statuto, di ordinamento, di stato.
 Canto che inarcandosi raffigura se stesso
 in posa sconveniente di nutrirsi del suo prorpio dirsi.
 Mangiare la parola amore insieme,
 unisone le orecchie con le labbra,
 cantar come un respiro bocca a bocca,
 uno dei due stordito,
 colto da un mancamento di tutto ma non dell'amore smodato.
 E non si e' innamorati se non eccessivamente, se l'amore questo e':
 quel suo turgore, la sua amplificazione,
 quel canto da smarrito mentre tu mi pratichi il tuo fiato che m'ascolta.
 Non dir nulla di umanamente profittevole,
 nulla del bene come fruttifero ma ingigantire i frutti;
 farsi figura, linea di se' nell'aria, essere prima di capir chi s'e'.
 Perche' ti cerco? Perche' non capiro' mai perche' ti cerco.
 E il tuo corpo processionario passa
 di sotto i miei festoni popolari di canzone.
 Canzone finalmente che non piu' comunica ma e',
 appare come un eroe romantico tra le fronde della sua macchia rivoltosa.
 Ed e' cosi' perche' cosi' pare.
 Se la comunicazione ormai non e' che l'estorsione di un consenso,
 la melensa - quella si - rapina, blandizie e lusinga,
 ratto di un gradimento sconcio rivolto a ri(de)buttanti politiche carriere.
 Qui non il lavorio, non la forza lavoro di un'azienda paese,
 ma l'amore, e' in corso.
 Qui non e' pensare,
 qui non e' progetto intorno al proprio piedistallo costruttivo.
 Pensarci e' dopo, ma pensarci e' travisare;
 l'amore, quando e', non e' pensiero,
 come il pensiero dell'amore non e' mai l'amore;
 qui e' soltanto la voce, il suo romore,
 di tra le frasche quel rivoltoso in fuga per riparar se stesso,
 quindi per non fuggir.
 Cantar di una canzone che si canta,
 quando far dei versi e' solo veramente far dei versi,
 vocali, con le corde spasimate.
 Canzone che si canta perche' finalmente potra' ascoltar se stessa,
 una canzone.
 Amor che solo con l'amor si mesce et ama.

 E qui si firma.

                                    Pasquale Panella

Una  Foto

Ogni tanto mi sembro una foto
guardando la mia mano sospesa,
immobile,
a pochi centimetri dal viso.
Quasi mi vedo gli occhi
e scorgo i pensieri pensarmi.
E come dentro una foto vera,
trovo altre immagini:
la memoria e il desiderio.
Vengono dalla musica che ascolto
e dal piacere di vivere

Silvano Forte

La Prima  Goccia

La prima goccia ha già bagnato il vetro,
le fronde e la paura dello scroscio:
di nuovo il temporale dà conforto
e ci comunica l'attesa dell'intesa.
Le nostre solitudini son già quelle d'un tempo,
sostengono nolenti il senso delle cose.
La ritmica ossessiva della  pioggia
ci parla di questi anni,
riconvoca l'estremo tentativo
ridotto a disinganni:
risolve il non più detto,
riduce l'intenzione,
comunica quel senso d'abitudine
rimosso, rigettato,
fonte di nuove brame.
S'accascia la tensione,
appare il consapevole tripudio di emozione,
si rende plausibile l'attesa del migliore
tempo d'avvenimenti.
Rinchiusi nella tarde
siamo comunicanti,
siamo gli inconsapevoli portanti
di nuova identità, di nuova speme, di nuove realtà d'oltre confine.
Sappiamo dell'ampiezza,
latente irriducibile vaghezza
che rende l'opinione intermittente
rubandoci gli spazi della mente.
Saprò promettere mondi d'illusione
recandoli bambino alla ragione
dell'unica speranza di esistenza:
quella che porta altrove,
alla testimonianza dell'eterno.
Sembra d'estate
eppure è ancora inverno.

Silvano Forte

Poetry and Prose
Emotional